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Archive for 24 luglio 2013

Tepoztlán, o Tepoz, come lo chiama affettuosamente chi ci vive, si trova nello stato di Morelos, la terra di Emiliano Zapata. È un paese appollaiato ai piedi di alcune montagne che in questa stagione piovosa assumono un colore verde brillante. La bellezza del paesaggio e l’ottima posizione (a circa 50 Km dalla capitale) ne fanno un luogo privilegiato. Molti chilangos (abitanti di città del Messico) vengono qui a trascorrere ponti e fine settimana, ma c’è anche tanta gente che ha scelto di fare di Tepoztlán casa sua. Il gruppo dei tepostizos (gioco di parole impiegato per indicare gli abitanti non autoctoni di Tepoztlán) è molto variegato in termini di età, nazionalità e professioni: messicani provenienti da tutta la repubblica, italiani, francesi, gringos, sudafricani, giovani coppie con bambini, artisti, intellettuali, docenti universitari, artigiani, pensionati, adepti delle più disparate correnti new age.

E poi ci sono i tepoztecos, quelli che sono nati qui, che fino a un paio di generazioni fa vivevano delle loro terre coltivate e che conservano la saggezza antica dei popoli contadini, quelli che organizzano le feste dei patroni di ciascun barrio, quelli i cui nonni parlavano náhuatl e lasciavano offerte nelle grotte in montagna. Oggi molti tepoztecos hanno venduto le loro terre e hanno cominciato a dedicarsi al commercio: vivono dei negozi e dei banchetti di cibo del mercato, oppure offrono servizi ai turisti e ai tepoztizos: giardinieri, baby sitter, badanti, signore delle pulizie, guide… Il turismo e le persone che lavorano fuori ma vivono a Tepoztlán garantiscono un discreto benessere per tutti.

Nonostante questo, l’equilibrio tra gli autoctoni e quelli venuti da fuori è sempre un po’ precario, ormai non possiamo più vivere gli uni senza gli altri, ma la convivenza non è sempre facile. Spesso esiste una certa diffidenza nelle relazioni tra i locali e gli “stranieri”, e anche se a Tepoztlán (quasi) tutti riescono a vivere dignitosamente, le differenze economiche rimangono evidenti, mentre a volte le differenze sono culturali: non ci si capisce, o non ci si vuole capire. Una parte della comunità “straniera” sembra vivere in un mondo a parte, e dal canto loro i tepoztecos mantengono e rivendicano con orgoglio le proprie radici e le proprie usanze, e continuano ad avere il peso maggiore nelle decisioni che si prendono nella comunità. Nelle riunioni e nelle assemblee capita spesso che qualcuno venga zittito con questo argomento “Tu vieni da fuori” (e questo si riferisce a qualsiasi persona che non sia nata qui, messicana o no) ed è una cosa un po’ frustrante perché anche noi, che qui viviamo e sogniamo, vorremmo avere voce in capitolo, qualche volta.

 Oggi Tepoztlán con le sue montagne e i suoi abitanti è minacciato dalla costruzione di una mega autostrada che causerà un danno ambientale irreparabile: migliaia di alberi saranno tagliati, montagne saranno spianate, piccole valli riempite l’habitat di molti animali si perderà per sempre. Il paese si riempirà ulteriormente di macchine (già ce ne sono troppe), e tir e rimorchi potranno scorrazzare allegramente attraverso un parco naturale. L’autostrada non apporterà nessun beneficio alla comunità, la vera ragione per la sua costruzione è la necessità di una via più rapida per trasportare merci tra la costa pacifica e quella atlantica. Per fortuna, se c’è una cosa che accomuna la maggior parte degli abitanti di Tepoz, siano essi nati qui o no, è una certa coscienza ecologica, la consapevolezza della ricchezza offerta dalle montagne e la determinazione a difenderle. E così adesso tepoztecos e tepostizos si stanno unendo in difesa del territorio e contro la costruzione dell’autostrada, pur con qualche difficoltà e diffidenza, e dovendosi confrontare con chi non capisce perché, anche se uno viene da fuori, vuole intervenire in difesa di un territorio che ama.

Era già successo un po’ di anni fa, quando tra il 1995 e il 1997 gli abitanti di Tepoztlán, uniti, sono riusciti a fermare la costruzione di un club di golf che avrebbe rovinato la montagna e prosciugato le risorse acquifere della zona.

Il conflitto si protrae da mesi, i “Fronti Uniti in difesa di Tepoztlán” hanno dimostrato il danno ambientale che causerebbe una simile opera e ne sostengono l’illegalità, visto che le autorità locali non hanno mai dato il loro consenso.

In questi ultimi giorni la situazione si è fatta più tesa: i macchinari sono entrati nel territorio di Tepoztlán senza permessi e nonostante la resistenza pacifica degli abitanti, i tentativi di dialogo sono stati risolti con l’invio di contingenti di polizia, la distruzione è cominciata.

Oggi la lotta è più complicata, Tepoztlán è più diviso, non riesce a compattarsi su una posizione comune, l’aggressività delle imprese appoggiate dal governo è più forte. Sarà difficile resistere. Eppure vale la pena provarci, non solo perché ritengo la protezione dell’ambiente una causa fondamentale per il futuro dell’umanità, ma anche perché Tepoz è casa: lo è, ovviamente, per chi qui è nato e cresciuto, ma lo è anche per noi, che, arrivati da più o meno lontano, abbiamo scelto di fermarci qui. Ogni mattina questo posto offre a tutti il canto degli uccellini, ogni sera il concerto dei grilli e le cicale, e in questa stagione piovosa, si può addormentarsi cullati da un bel temporale. 

 

Per chi volesse saperne qualcosa in più qui e qui si trovano degli articoli (in spagnolo)

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